Sabato 2 dicembre 2023

Chiesa di San Fermo – VERONA

Riflessione/lettura a cura di don Antonio Scattolini
dell’opera

Adorazione dei Magi

(1620 circa)
di Alessandro Turchi detto l’Orbetto

Adorazione dei magi ORBETTO
L’ADORAZIONE DEI MAGI DELL’ORBETTO
1620 circa, Museo di Castelvecchio – VR
1. GENERALE:
La Pala dell’Adorazione dei Magi di Alessandro Turchi detto l’Orbetto, è uno di quei dipinti che sanno interpretare al meglio, in modo straordinario, un testo biblico. In questo caso si tratta della celebre pagina del Vangelo di Matteo del capitolo 2, versetti 1-12, dove si narra il viaggio dei Magi. Il racconto è articolato in diversi atti, (come per esempio anche  la storia dei discepoli di Emmaus – cfr. Luca 24)  per cui per l’artista si pone il non facile problema o di scegliere un solo aspetto, oppure di cercare di condensare il tutto in un’unica scena sintetica. L’Orbetto, da pittore valente quale era, è stato capace di fare questa seconda scelta in modo magistrale, riassumendo nella sua opera i passaggi più significativi di questo testo, che la liturgia proclama nella festa dell’Epifania. Prima di contemplarne i singoli dettagli con sguardo attento, questo dipinto, già da un primo impatto, ci fa cogliere nel suo insieme le principali caratteristiche dell’arte dell’Orbetto: ritroviamo dunque la sua tipica impostazione monumentale (accentuata dallo scorcio dal basso), l’ottimo disegno (anatomie e panneggi), la vivacità del colore, la genialità della composizione (un gruppo affollato sulla destra e la sola Sacra Famiglia a sinistra), le sue invenzioni (inserimento del cavallo), la nobiltà delle pose e dei volti dei suoi personaggi (Maria, i Magi…). Ricordiamo che l’Orbetto era cresciuto nella rinomata bottega di Felice Brusasorzi, e che, nel 1614, all’età di circa 35 anni, da Verona passò a Roma, dove lavorò nella decorazione della sala Regia del Quirinale. Qui il nostro artista conobbe successo e fama, soprattutto negli ambienti colti che apprezzavano il suo naturalismo ed il suo equilibrato classicismo. Dopo una vita ed una carriera che non conobbe mai crisi nella produzione artistica (richiesta anche in Francia cfr. Risurrezione per la Cattedrale di Bordeaux), sia per la qualità che per la quantità, l’Orbetto morì a Roma nel 1649. L’Adorazione dei Magi, dipinta e spedita da Roma, fu commissionata per una cappella dei marchesi Gherardini, e testimonia il favore di cui il pittore continuò sempre a godere anche nella sua città natale.
STELLA Adorazione dei magi ORBETTO
2. LA STELLA
All’inizio della storia dei Magi c’è l’apparire di una stella. Anche l’Orbetto ci ricorda che la Pala dei Magi si legge proprio come un racconto. L’autore ci fa cominciare la contemplazione del suo dipinto a partire dall’alto: è qui che il nostro sguardo viene guidato da quello del personaggio rivolto alla stella. C’è qualcuno che lo vede dunque questo astro, che con la sua luce traccia la direzione che conduce all’incontro col Bambino. Da qui comincia un cammino. Sappiamo bene quanto fosse importante il ruolo degli astri nella cultura dell’Oriente Antico: l’astronomia era strettamente legata all’astrologia e i movimenti del cielo venivano interpretai per le loro corrispondenze e per i loro effetti sulla terra. La stella dei Magi è sì un corpo celeste… ma è soprattutto un messaggio divino da scrutare con occhio penetrante, come quello dell’antico indovino Balaam che aveva  profetizzato la venuta di un Re Divino accompagnato dal sorgere di una stella in Israele (Numeri 24, 1-17). Anche noi cristiani abbiamo mantenuto questa simbologia che viene ripresa anche nella formulazione del Credo, quando proclamiamo Gesù  “Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato…”
PROFETA Adorazione dei magi ORBETTO
3. IL PROFETA
Guidati da questa luce celeste, i Magi giunsero così a Gerusalemme, e qui cominciarono a  chiedere dove fosse il nuovo Re Divino: la risposta la ricevettero dagli antichi profeti, che, con le loro scritture, indicavano il villaggio di Betlemme, terra di origine della stirpe di Davide. L’Orbetto, con un tocco davvero geniale, dipinge la figura di un profeta, (vestito come un san Giovanni Battista) che con il dito mostra il luogo dove si trova il Bambino. La stella dunque non è sufficiente: sono le Scritture il riferimento che guida all’incontro col Signore. Purtroppo né i Giudei, né Erode, chiusi nel loro pregiudizio, furono capaci di comprendere e di fidarsi.
CAVALLO Adorazione dei magi ORBETTO
4. IL SORRISO DEL CAVALLO
Da Gerusalemme dunque, il corteo dei magi riprese il cammino nel segno delle gioia, sempre sotto la guida dalla stella. E’ curioso notare che l’Orbetto sembra far affiorare questa gioia sul volto del grande cavallo bianco, come aveva già fatto Giotto nella Cappella degli Scrovegni col sorriso di un cammello. Questo cavallo inoltre è cavalcato da un personaggio abbigliato alla turca: certo, perché l’Epifania è festa universale! Quel Bambino che nasce non è proprietà di qualche eletto… ma è donato a tutta l’umanità, rappresentata nel testo di Matteo da questi Magi stranieri, pagani, venuti da oriente! A partire dal XII secolo, la tradizione aveva cominciato ad identificare i luoghi di provenienza dei Magi in ciascuno dei tre continenti allora conosciuti: l’Africa, l’Asia e l’Europa. Era come dire che il mondo intero veniva a riconoscere il Messia. Questi continenti corrispondevano anche alle tre discendenze di Noè: Sem, Cam e Jafet che avevano rigenerato l’umanità dopo il Diluvio. Ecco perché anche oggi, nei nostri presepi l’intera umanità è rappresentata tradizionalmente dalle figure di un magio bianco, uno moro ed uno orientale. L’Orbetto fa lo stesso, come era d’uso, inserendo nei cortei personaggi con turbanti arabi e accompagnati da animali esotici (cfr. la celebre Pala di Gentile da Fabriano degli Uffizi).
CASA Adorazione dei magi ORBETTO
5. LA CASA / TEMPIO
Il racconto evangelico prosegue con l’arrivo a Betlemme. Entrati in casa i Magi trovarono colui che cercavano da tempo. L’Orbetto colloca la scena all’ingresso di un antico tempio in rovina ristrutturato ad abitazione. Si trattava di un’architettura simbolica, rappresentata anche da molti altri artisti per comunicare il senso di un passaggio decisivo della storia: con la nascita di Gesù è finito il tempo degli antichi dei e dei loro templi, perchè è lui ora la nuova presenza di Dio sulla terra! E’ finito pure il tempo della Sinagoga: ora è il tempo della Chiesa, simboleggiata da Maria, la Madre per eccellenza!
MADRE Adorazione dei magi ORBETTO
6. IL BAMBINO E LA MADRE
Ed è proprio lei, la Madre che mostra ai Magi il Bambino-Signore: “videro il Bambino e sua Madre” riporta il testo di Matteo. I personaggi principali sono collocati dall’Orbetto in primo piano, proprio all’altezza dei nostri occhi; anzi, Maria, con una nota di discrezione e di dolcezza, pur essendo posta su di gradino che funge come da basamento, è scostata un po’ di lato perché sembra quasi voler lasciare il posto d’onore a coloro che ora hanno trovato il suo Figlio e lo vogliono adorare. Basta guardarlo questo neonato per capire subito che si tratta di un Bambino speciale: infatti, è seduto solennemente sul trono formato dal corpo della madre ed ha tutta l’aria di un Risorto che benedice! E’ davanti a questo Bambino che i Magi arrestano i loro passi e si prostrano.
PROSTRAZIONE Adorazione dei magi ORBETTO
7. LA PROSTRAZIONE
Il gesto di adorazione viene reso per primo dal magio splendidamente vestito di oro e di porpora che sta davanti a tutti: egli è il più anziano del gruppo! Prima di cominciare a raffigurare i tre Magi caratterizzandoli in modo etnico (uno bianco, uno moro, uno orientale), era invalso l’uso di rappresentarli secondo le tre età della vita, per cui uno era giovane, uno adulto ed uno anziano; così aveva decretato anche il primo trattato di iconografia cristiana scritto dal Molano nel 1570, all’indomani dalla conclusione del Concilio di Trento, che aveva segnato il rilancio dell’arte sacra messa al servizio dell’annuncio della fede.  Trattandosi di una pala d’altare ricordiamo che questi gesti di adorazione rappresentati nel dipinto, sono di sapore liturgico perchè dovevano suscitare nei fedeli una partecipazione devota alla celebrazione. Essi in un certo modo sintetizzavano anche il cammino spirituale che si deve compiere per giungere all’incontro col Signore: al di là dell’aspetto fisico quindi, i tre atteggiamenti adoranti dei Magi che si chinano progressivamente, da quello che si trova più indietro a quello che sta davanti, corrispondono simbolicamente ad una maturazione della vita interiore che giunge alla fede adulta ed alla sapienza del cuore. Ed il riconoscimento dell’unico Signore porta a togliersi tutti i segni della grandezza mondana; per questo i Magi si tolgono la corona, emblema di quella regalità che a partire dal III secolo la tradizione aveva loro attribuito. Il vangelo infatti non ci dice che essi fossero tre e nemmeno che fossero re. Era stato precisamente Tertulliano, il primo a parlare di loro come dei re, deducendo la cosa dal riferimento al Salmo 72, versetti 10-11: “I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. A lui tutti i re si prostreranno; lo serviranno tutte le nazioni”.  Ed un altro testo importante, tratto dalla terza parte del Libro del profeta Isaia, afferma, al capitolo 60,versetti 1-6: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere… tutti verranno da Saba portando oro ed incenso”. Ecco perché lungo la storia dell’arte cristiana a poco a poco si cominciò a raffigurare i Magi, come dei re!
DONI Adorazione dei magi ORBETTO
8. I DONI
Il vangelo racconta infine che i Magi, aperti i loro scrigni “offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Questa loro offerta sembra corrispondere a quella che Dio ha fatto donando al mondo il suo Figlio! L’Orbetto ci mostra questi doni, conservati in scrigni preziosi, che rivelano simbolicamente la natura regale, sacerdotale e pasquale del Bambino secondo l’interpretazione che ne aveva proposto Origene, un grande padre della chiesa antica: sono dei portatori anonimi quelli che li tengono in mano, e forse possono rappresentarci tutti in questo dinamismo di dono accolto ed offerto che caratterizza le fede cristiana.
GIUSEPPE Adorazione dei magi ORBETTO
9. GIUSEPPE
L’artista ha rappresentato anche la figura di san Giuseppe, collocandolo però in seconda fila, perché, pur assumendo un ruolo determinante nel vangelo dell’infanzia di Matteo, tuttavia non viene citato in questa pagina.
AUTORE Adorazione dei magi ORBETTO
10. L’AUTORE
Infine, una citazione curiosa: al centro del quadro, ma rispettosamente nascosto, lo stesso artista ha voluto farsi presente col suo autoritratto. Si tratta del personaggio semicoperto dagli altri, di cui si vede una parte del volto ed un solo occhio:  certamente questa è una allusione al suo soprannome, l’Orbetto, ereditato già in giovane età quando si dice che accompagnasse per strada il padre divenuto cieco. E’ una presenza che ci guarda e ci interpella: anche noi possiamo rimanere semplici spettatori, oppure partecipare all’evento, ripercorrendo il cammino dei Magi!
11. GENERALE
Certo, perché questo universalismo che caratterizza il brano evangelico riguarda anche noi, che, come i Magi, non siamo discendenti di Israele, ma veniamo dai popoli pagani. Come scrive san Paolo agli Efesini (3,6) “Le nazioni sono chiamate in Cristo Gesù a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo ed ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo”. Accompagniamo dunque questi Magi, riconoscendoli come nostri antenati nella fede. L’apparizione della stella, il riferimento alle Scritture, il lungo cammino fino a Betlemme, la gioia, l’incontro col Bambino, l’adorazione e l’offerta dei doni, hanno costituito lungo i secoli il soggetto di una moltitudine di opere d’arte sacra che ci hanno proposto delle omelie a colori del mistero dell’Epifania. Che questo incontro con l’opera dell’Orbetto non si limiti allora al livello del semplice godimento estetico, ma attraverso questo possa giungere alle nostre menti ed ai nostri cuori per farci ritrovare, oggi e sempre, in compagnia dei Magi… così come dice una bella invocazione della Liturgia delle Ore: “A quanti cercano la verità, concedi la gioia di trovarla, ed il desiderio di cercarla ancora dopo averla trovata”. E noi sappiamo che questa verità affiora sul volto di quel Bambino di Betlemme, dal suo sguardo e dal suo sorriso.